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Le Sibille: Dalle origini del mito a Fermo Stella. Parte I: Il mito

Aggiornamento: 20 mag 2020

Origine, mito e tradizione

La tradizione vuole che la più antica forma di profezia, legata al misticismo proprio del culto dionisiaco, si sia manifestata originariamente in Asia Minore tra l’VIII e il VII secolo a.C. Tra le figure dotate di facoltà profetiche vi è anche quella della Sibilla, alla quale è attribuita una natura semidivina. Questa, còlta dall’ispirazione derivante direttamente dal dio, rivela, attraverso messaggi per lo più oscuri e carichi di simbolismi, le sue profezie, generalmente annuncianti eventi tragici.

La Sibilla è considerata a tutti gli effetti una sacerdotessa, una messaggera sacra, intermediaria tra il dio e gli uomini. A chi la consulta, rivela le sentenze o i consigli della divinità. Si ritiene anche che determinate caratteristiche della profetessa – i poteri stessi di Sibilla, quindi la dote del vaticinio, e la sua longevità (la tradizione vuole infatti che la veggente viva 1000 anni) – siano derivati direttamente da Apollo, dio, oltre che delle arti, della poesia e della musica, anche delle profezie.

Per almeno due secoli si è ritenuto che “Sibilla” fosse il nome proprio di una persona realmente esistita, probabilmente una donna saggia. Il nome sarebbe stato poi assunto come pseudonimo da qualche scrittore arcaico di oracoli. In epoca ellenistica (IV-I sec. a.C.) si abbandonò l’idea di una sola persona a cui era attribuito l’appellativo di “Sibilla”; proprio in quest’epoca cominciò infatti a prendere forma il mito delle Sibille.

Anche lo schema della profezia assume, nella storia, una forma sempre più precisa e definita: l’oracolo annuncia una serie di eventi passati e presenti che assumono la valenza di previsioni. La Sibilla, dal suo antro o comunque da luoghi emananti un’atmosfera carica di suggestioni, di mistero, pronuncia il suo vaticinio con un linguaggio perlopiù oscuro, ambiguo, incomprensibile ai comuni mortali – per la sua interpretazione si ricorre all’intervento dei sacerdoti –; la mancanza di dettagli che facciano riferimento a contesti ben circostanziati, rende possibile adattare l’oracolo a momenti e situazioni differenti.

Già in epoca antica diversi studiosi mostrano interesse per la figura della profetessa e ne indagano le differenti caratteristiche tramandate dalle fonti. Eraclide Pontico (IV secolo) esplora e studia per primo i vari luoghi nei quali viene praticata – e ancora avviene – la divinazione. Questi identifica tre Sibille, la Marpessa, l’Eritrea, la Delfica, definite in base al luogo in cui pronunciano i loro oracoli. Si deve probabilmente proprio a questo studioso l’idea che non esista una sola Sibilla, ma che ci siano più persone capaci di predizione cui è attribuito questo nome.

Un trattato di epoca ellenistica è dedicato interamente alla Sibilla Cumana.

Nel III sec. a.C. Eratostene riscopre una Sibilla dell’età arcaica – la Sibilla di Samo o Samia – di cui si era persa traccia in epoca classica.

Anche gli studiosi romani si dedicano alla ricerca e allo studio delle tradizioni legate alle Sibille.

Varrone, letterato romano vissuto tra il II e il I sec. a.C., studia tutte le fonti che trattano l’argomento e redige un elenco di dieci Sibille – Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana (resa famosa dalle opere letterarie, in particolare da Virgilio), Ellenica, Frigia, Tiburtina –, stilato in ordine cronologico in base alla datazione delle fonti consultate. L’erudito cerca inoltre di spiegare l’origine del nome Sibilla: secondo una prima teoria gli antichi chiamano “Sibille” tutte le indovine, di conseguenza i libri sibillini non sono opera di un’unica profetessa, ma le vengono solo attribuiti; una seconda ipotesi fa riferimento al nome di una donna di Delfi; in ultima istanza, l’appellativo potrebbe derivare da un termine di un dialetto greco antico che significa “consiglio degli dei”.

La lista di Varrone diviene vero e proprio canone per chi tratta, dopo di lui, l’argomento e, tramandata nella versione di Lattanzio (apologeta romano di fede cristiana vissuto tra il III e il IV sec. d.C.) e di Isidoro di Siviglia (teologo e arcivescovo spagnolo vissuto tra il VI e il VII sec. d.C.), viene accolta anche nel Medioevo.

Sibille e Cristianesimo

Già dal II secolo d.C. passi delle profezie sibilline, così come anche scritti pagani antecedenti, vengono ripresi e citati dai Padri della Chiesa in quanto efficace strumento di propaganda per la nuova fede. Le figure femminili di veggenti pagane vengono gradualmente accostate ai Profeti dell’Antico Testamento: Dio li ha mandati, come messaggeri, agli Ebrei; allo stesso modo ha inviato le Sibille ai Greci. Questa “sovrapposizione” delle Sibille alla figura dei Profeti si ritrova in uno scritto (Apologia) di Giustino, scrittore greco della metà del II secolo d.C. convertito al Cristianesimo. L’autore, trattando della resurrezione dei morti, afferma che la Sibilla ha predetto la distruzione del mondo per mezzo del fuoco.

Anche l’apologeta greco Clemente Alessandrino nel 190 ca. ricorre ad alcuni versi sibillini a supporto di una sua esortazione ad abbracciare il Cristianesimo.

All’inizio del IV secolo d.C., grazie all’opera Divinae Institutiones di Lattanzio, le Sibille vengono introdotte nella tradizione cristiana occidentale. L’autore, rivolgendosi principalmente agli intellettuali pagani, intende svelare gli errori del paganesimo e, al contempo, propugnare i veri fondamenti del culto e della morale cristiana. Forse proprio in considerazione dei destinatari dell’opera, i quali non riconoscono alcuna autorità ai Profeti ebraici, l’apologeta sceglie di ricorrere a testimonianze desunte proprio dagli oracoli sibillini.

La definitiva legittimazione delle Sibille quali profetesse della venuta di Cristo si deve a Sant’Agostino (V sec.); si consolida così la loro presenza nella tradizione cristiana occidentale.

In epoca medievale anche san Tommaso riconosce la loro facoltà di preveggenza delle verità di fede, al pari dei Profeti dell’Antico Testamento.


Bibliografia

C. Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Giunti, 2006.

P. Grimal, Mitologia, Garzanti, 1999.

G. Heinz-Mohr, Lessico di iconografia cristiana, I.P.L., 1984.

H. Kretschmer, Lexikon der Symbole und Attribute in der Kunst, Reclam, 2016.

S. De Luca, Le sibille attraverso la storia, l’arte e il mito, Accademia degli Incolti, 1999.


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