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Ponte in Valtellina: la piazzetta delle spezierie

Aggiornamento: 26 lug 2020

Ci racconta della vitalità di esercizi e botteghe artigianali di Ponte in Valtellina il toponimo “piazzetta delle spezierie”, ancora in uso alla fine del XIX secolo, oggi del tutto dimenticato. Se la contrada ha perso il nome e il suo dinamismo, conserva tuttavia segni ancora visibili, ricordo di un passato fiorente.

Situata nei pressi della chiesa parrocchiale, la contrada rappresentava probabilmente un punto nevralgico per l’economia del paese. Il quartiere era circoscritto all’area in cui si incrociano le attuali via Piazzi (un tempo via Luini), via Borgofrancone (immutata nell’odonomastica) e via dell’asilo (nell’800 chiamata via per il Pigazzino o strada al Pigazzino). Questa vie, come in passato, confluiscono in uno slargo, un tempo chiamato “piazzetta”; ciò sembrerebbe conferire a questo nucleo un ruolo di un certo rilievo per la comunità pontasca nell’800: “luogo centrico del paese” scelto anche dal comune per ospitarvi la Guardia nazionale nel 1860.

Sulla piazzetta si aprivano diverse attività: vi erano sicuramente diverse botteghe e laboratori artigianali – p. es. registrati alle particelle catastali 1181, 1882, 1187, 1189 –, dei quali rimangono però alcuni contratti di locazione e, come testimonianza tangibile, gli ingressi dalla caratteristica forma a L rovesciata, il cui portoncino architravato è affiancata una finestrella anch’essa profilata da conci in pietra e i cui battenti in legno rimangono ormai chiusi. A nord dell’edificio comunemente chiamato “casa della latteria” (definita “abitazione attigua al caffè”, e adiacente a questo, era attivo un “caffè”. È conservato un documento del 1887 in cui il gestore chiede l’autorizzazione per “un piccolo cavo nel muro per far girare la manovella della tenda”: ciò lascia supporre che il locale disponesse di uno spazio all’aperto destinato agli avventori, rivolto proprio sulla piazzetta. La concessione veniva “fatta in via puramente precaria”.

A partire dagli anni ’80-’90 del XIX secolo era attiva anche la latteria turnaria che, per circa un secolo, ha occupato i locali a livello della strada. Di fronte alla latteria abbiamo ancora memoria della bottega di frutta e verdura della “Padelìna” in origine e in seguito della “Nerina”.

Nel 1863 l’ing. Luigi Marchesi, nell’ambito di lavori che interessavano più ampiamente la contrada con l’allargamento del tratto di via Piazzi compreso tra l’incrocio con via dell’asilo e la piazza della chiesa, propose due progetti per la riedificazione del corpo di fabbrica, che già ospitava la “bottega da lattoniere”, in cui ha poi trovato collocazione la latteria. Se la proposta fosse stata portata a compimento, ben diverso sarebbe l’aspetto dell’edificio in questione e dell’intero scorcio su via Piazzi. In prossimità dello slargo, il tratto di via interessato non sarebbe chiuso, su un lato, dal basso edificio, semplicemente intonacato, con portoncini e finestre disadorni. Questa fabbrica anonima è ingentilita dal terrazzo di coronamento, definito da balaustre movimentate dall’alternanza di plinti cementizi con elementi ornamentali in tufo che sembrano voler richiamare il gusto barocco per la decorazione a rocaille e che, in paese, costituiscono – per fattura e materiale impiegato – un unicum. Una delle proposte del Marchesi prospettava, in quest’area, la costruzione di un mercato della frutta.

Questo avrebbe dovuto svilupparsi nel solo pianterreno. La facciata, sulla attuale via Piazzi (nel progetto chiamata invece Contrada di Piazza), avrebbe dovuto essere elegante e sobria al tempo stesso, secondo un gusto che in un certo modo ricordava la razionalità e la misura rinascimentali. Il prospetto, nelle intenzioni dell’ingegnere, era ritmato da tre grandi arcate separate da pilastri e chiuse da inferriate (o vetrate con struttura in metallo?). Per l’accesso allo spazio interno il progetto prevedeva dei gradini in numero variabile in base alla pendenza della via. Il motivo a finto bugnato della facciata avrebbe movimentato la superficie esterna intonacata richiamando quello del lavatoio di piazza. La scritta "mercato" campeggiava sul cornicione soprastante le arcate. La fascia marcapiano, coronato da un parapetto dai leggeri e sottili pilastrini e abbellito da importanti vasi destinati ad accogliere fiori.


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