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Georg Leonhardi e il suo „grand tour“ nella provincia di Sondrio del XIX secolo

Nel sesto decennio del 1800 Georg Leonhardi[1], pastore di Brusio, compie un viaggio nella nostra provincia. Nel 1860 viene pubblicato il “diario” di questo tour: Das Veltlin nebst einer Beschreibung der Bäder von Bormio.(La Valtellina e una descrizione dei bagni di Bormio). Il viaggiatore ci lascia una pittoresca e personale descrizione delle Valli, soprattutto per quanto concerne gli aspetti paesaggistico e socio-economico; attinge invece ad altre fonti per le informazioni di carattere storico e artistico, come dichiara in apertura del suo resoconto: “Mi sono rivolto con la maggior precisione possibile a tutte le fonti e ai sussidi che avevo a disposizione, utilizzandoli in modo diligente. Le descrizioni topografiche e alcune altre si fondano per lo più sulla mia osservazione.” L’intento di Leonhardi è quello di offrire ai “viaggiatori che visitano la valle dell’Adda e il paesaggio di Chiavenna […] una guida topografica, statistica e storica che offra loro più di quanto abitualmente accade per le guide di viaggio.”

In effetti il testo si presenta come una guida ricca: questa si apre con una descrizione del territorio; segue un capitolo che ripercorre la storia dalle origini alla Repubblica Cisalpina. Il testo segue quindi l’itinerario che Leonhardi ha compiuto attraverso tutta la Valle. Questi si mostra un osservatore attento dell’ambiente naturale, sociale, economico e artistico. Chiude la guida con dati statistici: distanze, numero di abitanti (Ponte coi i suoi 3023 abitanti era preceduto solo da Teglio, Tirano, Sondrio, Villa, Chiavenna e Morbegno), altitudini.

Si propone qui la traduzione dei paragrafi dedicati al paese di Ponte in Valtellina[2].


In una posizione deliziosa, a pochi passi da Chiuro, ai piedi di un bel pendio, si trova Ponte, ai tempi del Guler (XVI sec.) “borgo famoso, albergo di grande nobiltà, di buoni guerrieri e di molte persone erudite.”

[…] Ponte è molto trascurato. Ci sono certamente ancora molte dimore signorili con dei bei giardini. In generale regna però in questo comune, che conta 3023 anime, una così grande emergenza che, nel 1858, quasi a un terzo degli abitanti le imposte dovettero essere riscosse per via giudiziaria. Ponte vive infatti interamente dei proventi dalle viti. Se solo si considera che la malattia delle viti (crittogama, chiamata abitualmente dalla popolazione muffa) ha provocato nell’intera Valtellina, in 9 anni, un danno di almeno 12 mill. di Franchi e che dai vigneti, che così a lungo non hanno prodotto, dovevano essere pagati ancora circa 1 ¾ mill. di Franchi di tasse; se si considera inoltre che l’Austria nel mezzo della grande epidemia (1854) ha aumentato di quasi la metà le imposte fondiarie comunali tramite un ingiusto estimo (da 391,013 Lire a 668,704 L.*), davvero allora non dobbiamo meravigliarci dei molteplici fenomeni di miseria. Qua e là ci sono in una cantina botti che contengono 2-300 some, nelle annate buone furono riempite di vino squisito, ora sono vuote da tempo.

A Ponte nel XVI sec. misero radici i Gesuiti attraverso cui Carlo Borromeo influenzò i nobili, mentre i Cappuccini[3] esercitavano la loro influenza tra il popolo semplice. Il cavaliere Antonio Quadrio, medico personale dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, aveva donato ai Gesuiti tutti i suoi possedimenti nella sua patria, Ponte, per un valore di 28.000 Talleri. I suo eredi protestarono e nel 1561 seguì un decreto di esilio dei Padri. Questi misero in moto tutti i potenti d’Europa per poter restare. Fu confermato solo il decreto del Governo retico che li chiamava “persone scorrette più adatte a rovinare i giovani che a insegnar loro bene”. Lo spagnolo Bobadilla, con molti coadiutori, rimase a Ponte più a lungo, a dispetto dei governanti, e conosciamo già i frutti della sua azione. Accanto alle roccaforti dei Gesuiti a Ponte e a Bormio non poterono fiorire chiese evangeliche, mentre ne sorsero negli altri paesi della valle. Giovanni Guicciardi, “braccio destro” del Robustelli, era di Ponte. Nel 1620 condusse le milizie di questo comune a Sondrio per estirpare i protestanti.

Ponte era l’unica località che, sul versante retico dell’Adda, seguiva i Ghibellini. Il capitano Stefano Quadrio, eccellente uomo di guerra, già menzionato a proposito di Teglio, scese spesso in campo contro i Guelfi. Fu anche colui che con le sue schiere valtellinesi contribuì molto alla vittoria dei milanesi sui veneziani a Delebio (1432). Nell’epoca della legge del più forte, Ponte era circondato da mura e da alte torri, di cui rimangono ancora tracce, e, sotto i duchi di Milano, aveva un proprio podestà. Molte delle famiglie nobili che fiorirono qui in passato esistono ancora, per esempio Quadrio, Piazzi, Guicciardi e altre. Degli 8 religiosi impiegati nella chiesa principale (S. Maurizio), 6 sono nobili; uno di questi è Dottore in Teologia e in Diritto ecclesiastico. Sopra il portale principale della chiesa si trova un bel dipinto del Luini: la Vergine con il Bambino in grembo benedice la palma del martirio che San Maurizio porge etc. Ponte è la patria dello storico Quadrio, il quale molto ha attinto dalla fantasia piuttosto che dai documenti, e del famoso astronomo Piazzi che si è guadagnato un nome in Europa. Vicino a Ponte si trova la chiesa della Madonna di Campagna, con dipinti di famosi maestri, dove, in occasione delle festività mariane, si tengono mercati annuali molto frequentati. Sotto, lungo la strada di valle, sorgono la chiesa di S. Carlo e un grande edificio[4]. In prossimità di Ponte si apre la lunga valle laterale Fontana, ricca di fieno, che si sviluppa fino al confine con Poschiavo e fornisce eccellenti pascoli estivi alle numerose greggi**. Qui vengono sfruttate, da un Sig. Paravicini, miniere di piombo[5]. La fusione avviene a S. Carlo, lungo la strada di valle.

I contadini di ambo i sessi di Chiuro e di Ponte amano gli abiti neri. Hanno anche molte pecore nere, come nell’intera Valtellina.



[1] Georg Leonhardi (1807-1884) nacque a Glarus, nel Canton Ticino. Studiò teologia presso l’Università di Berna. Dopo aver partecipato al Sinodo evangelico retico di Ilanz nel giugno del 1830, si dedicò alla professione di pastore nei Grigioni. Leonhardi fu pastore di Brusio dal 1855 al 1884, anno della sua morte. Fu autore di varie opere di diverso carattere, a testimonianza dei suoi molteplici interessi come, ad esempio, gli usi e i costumi della Rezia, le osservazioni sulla natura e la popolazione della valle del Poschiavino.

[2] G. Leonhardi, Das Veltlin nebst einer Beschreibung der Bäder von Bormio. Ein Betrag zur Kenntnis der Lombardei. Zugleich als Wegweiser für Wanderungen vom Stilfser Joch bis zum Splügen, Verlag von Wilhelm Engelmann, Leipzig1860 (ristampa anastatica, Kessinger publishing, USA 2020, pp. 124-127). Le note indicate da asterischi si trovano nel testo originale.

[3] I Cappuccini non avevano conventi a Ponte.

[4] Oggi Ristorante San Carlo. L’edificio fu costruito nel 1843, dopo la realizzazione della strada di valle del Donegani; appartenne dapprima ai Faccinelli che gestivano “una trattoria con stallaggio. La casa era infatti la stazione delle diligenze e dei corrieri postali.” A.A.V.V., Chiuro, Chiuro 1989, p. 190.

[5] A Ovest del ponte di Prémelè dove si erano volti i lavori dal 1826 al 1866, ripesi per brevissimo tempo nel 1951. A.A.V.V., Chiuro, Chiuro 1989, p. 244.

* Una Lira valtellinese si compone di 35 centesimi. Nel computo ufficiale si intende sempre la Lira austriaca = 85 centesimi svizzeri. ** Nelle sue escursioni botaniche in questa interessante valle alpina, il Dr. Massara trovò, tra le altre cose: Agrostis calamagrostis, Aira capillaris, Aira alpina, Artemisia spicata, Carduus transalpinus, Carex paniculata, Hypericum montanum (nei boschi), Lonicera alpigena, Padicularis tuberosa, Pimpinella magna, Potentilla debilis, Reseda luteola. È vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi senza citarne la fonte.


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